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Sono grandi i progressi compiuti dal vino bergamasco, nonostante non ci sia ancora unità di intenti tra i produttori. Da quest’anno la prima produzione di vino biologico. Valorizzare i vitigni autoctoni
Se nel 2017 il
Consorzio Tutela Valcalepio festeggia 40 anni di vita, non meno importante è un
altro anniversario: i 30 anni dell’enologo Sergio Cantoni alla direzione del
Consorzio. Nato ad Alba il 13 dicembre 1954, diplomato enologo all’Istituto
della sua città, arriva a Bergamo a soli 24 anni. Sono gli anni in cui
l’enologia bergamasca vive una profonda e radicale rivoluzione: era appena nata
la prima Doc di Bergamo, il Valcalepio. Anche se inizia a collaborare con il
Consorzio nel 1983, è il 1987 l’anno che lo vede diventare protagonista della
scena enologica bergamasca.
A Bergamo, Sergio ha
portato con sé un po’ di Piemonte e tutte le novità e idee che ha scoperto in
giro per l’Italia e l’Europa: innovazioni tecniche ma anche iniziative
promozionali. Sotto la sua guida il Consorzio inizia ad emergere dell’anonimato
e, grazie alle sue idee e alla sua intraprendenza, la realtà enologica
bergamasca continua a migliorare e ad allargare confini e prospettive.
Chiediamo a Cantoni di
lanciare un messaggio a quei produttori
che continuano a scegliere di stare fuori dal Consorzio. «Il messaggio è
semplice – risponde – perché solo restando uniti e lavorando insieme si può sperare di emergere in un mercato
enologico sempre più competitivo. Non è portando via un cliente ad un altro
produttore oppure esprimendo giudizi negativi sugli altri vini che si può
pensare di emergere. Occorre creare una cultura del vino, una cultura del
mercato e andare uniti ad affrontare i mercati. Protagonista deve
essere il Valcalepio, il vino bergamasco, non quello delle singole aziende.
Nessuna azienda bergamasca è attualmente in grado di affermare sul mercato il
proprio logo. Il Valcalepio è un bene comune e dobbiamo lavorare per
farlo crescere. Occorre umiltà, a nulla serve pensare di essere unici e puri.
Il momento più brutto è quando organizzo qualcosa di positivo e diversi
produttori bergamaschi non si degnano di partecipare. Senti gente che critica
dietro le spalle ma non ha il coraggio di venire a raccontare quello che
vorrebbe, di vedersi con gli altri
produttori del territorio per condividere qualche pensiero. Facile dire
che non si è d’accordo, difficile dire su che cosa».
Quale futuro ipotizza
per Bergamo e il Valcalepio? «Il futuro sono i produttori. Dal punto di vista
enologico credo fortemente nel biologico. Con la vendemmia 2017 produrremo le
prime 30.000 bottiglie di vino con uve da agricoltura biologica Doc. Il secondo
obiettivo, a mio parere, è valorizzare i vitigni autoctoni: la Merera, vitigno
iscritto al registro delle varietà coltivabili, l’Incrocio Terzi 1, vecchio
vitigno bergamasco da riscoprire, l’Incrocio Manzoni Bianco che, pur non
essendo una varietà autoctona, è un vitigno che a Bergamo ha scoperto una nuova
dimensione. Il sogno per il futuro sarebbe meno invidia e più armonia».
E l’export? «Inutile parlare di export e mercati
lontani. Il nostro estero è l’Italia!
Dobbiamo ancora conquistare il nostro Paese e, per i nostri numeri, sarebbe
sufficiente. Bisogna crederci».
Ciò che ha caratterizzato il trentennio di direzione
di Cantoni al Consorzio Valcalepio è stata l’importanza data al lavoro di
squadra, l’accento posto su quel “insieme si può” che ha permesso al Valcalepio
di passare da prodotto mediocre e destinato al consumo casalingo a competitor
dei grandi nomi dell’enologia italiana sugli scaffali nazionali ed
internazionali. Un’attenzione al gruppo e ai suoi componenti, senza porre
differenze tra piccoli, medi e grandi produttori. Emblematica da questo punto
di vista la formula che Cantoni ha studiato per la partecipazione consortile al
Vinitaly di Verona, kermesse alla quale Valcalepio si presenta da oltre 25 anni
come una realtà unita e coesa grazie alla creazione di uno spazio unico e
collettivo, l’ormai famosa Piazza Valcalepio, nella quale trovano spazio tutti
i produttori di Bergamo, piccoli e grandi.
Sotto la guida di
Cantoni il Consorzio è approdato sul web
dapprima con un blog, poi con il sito web (che sta subendo in questi giorni un
profondo restyling che vedrà la Valcalepio con una nuova grafica online in
tempo per la vendemmia) e infine sui social networks. Gli esperimenti di
Cantoni non si limitano alle nuove tecnologie, agli allestimenti creativi degli
stand fieristici ma sfociano anche nelle partnership con associazioni del
territorio (per citare le più importanti Nepios e Cesvi) e le sponsorship
sportive (la più importante quella con la Norda Foppapedretti Volley
Femminile).
Valcalepio come
prodotto di Bergamo per Bergamo e per il mondo: ecco quindi la partecipazione a
fiere ed eventi (Valcalepio si è presentato tra gli altri a ProWein Dusseldorf
e a New York) ma anche format innovativi come la realizzazione di un menu
bergamasco ad hoc per il servizio di bordo della compagnia aerea Air Dolomiti e
le degustazioni organizzate nel terminal dell’aeroporto di Monaco di Baviera.
Lo strumento di promozione internazionale più efficace ideato da Cantoni per il
Valcalepio resta il Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo
Merlot e Cabernet Insieme” che da 13 anni riunisce a Bergamo più di 70
giornalisti e tecnici provenienti da oltre 25 Paesi per confrontarsi su temi di
attualità del mondo enologico e permette a Bergamo e al Valcalepio di far
parlare di sé. Importantissimo il convegno conclusivo della manifestazione che
ogni anno affronta temi “profetici”: ambiente, acqua, nuove varietà, ibridi
produttori, le nuove enologie e molto altro.
Nella foto, da sinistra il presidente del Consorzio Medolago Albani, il Ministro Martina e Sergio Cantoni.
Laureato in Lettere alla “Cattolica” di Milano, ho cominciato durante l’università a scrivere per il quotidiano della mia città, “L’Eco di Bergamo”, al quale – pur essendo oggi in età di pensione – continuo a collaborare sia sul cartaceo che sul sito web. Sono stato addetto stampa di enti pubblici, direttore di Teleorobica, direttore-editore del mensile “Bergamo a Tavola” (1986-1990) poi trasformato in “Lombardia a Tavola” (1990-2002) e poi venduto (oggi vive ancora trasformato in "Italia a Tavola"). Mi sono sempre occupato, oltre che della cronaca bianca della mia città, di enogastronomia e viaggi. Ho collaborato alla Rai-Gr1, vinto premi giornalistici in tutta Italia e scritto qualche libretto, tra cui “La cucina bergamasca – Dizionario enciclopedico” e una Guida dei ristoranti di Bergamo città e provincia. Mi piace l’Italia e tutto quello che di buono e bello sa offrire. Spero, con i miei scritti, di continuare a farla amare da tanti altri lettori. 338.7125981