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In corso nei vigneti Montelvini la raccolta delle uve Glera da cui nascerà l’Asolo Prosecco Superiore DOCG
Sono immagini che raccontano fatica e devozione quelle che si scorgono in questi giorni lungo gli scoscesi pendii che accolgono i filari in cui nasce l’Asolo Prosecco Superiore DOCG firmato Montelvini. Una raccolta effettuata nella maggior parte dei casi a mano, con un’attenzione elevatissima alla qualità dei grappoli, deposti con cura nelle cassette, che in poche ore inizieranno il viaggio che porterà le uve a diventare vino.
Un rito che in Montelvini si compie da più di 130 anni, sempre facendo i conti con l’andamento delle stagioni. Certamente anche per la cantina simbolo dell’Asolo Prosecco Superiore DOCG il 2017 non sarà ricordato come una delle annate più semplici nella gestione delle vigne: ad aprile una gelata a macchia di leopardo ha messo a dura prova le piante, influendo sulla quantità di uva prodotta; è seguita un’estate siccitosa, in cui l’irrigazione di soccorso è stata fondamentale nelle zone di pianura; diversa la situazione nei vigneti di collina che hanno potuto contare su terreni che raccolgono e trattengono l’acqua e hanno contribuito all’equilibrio della pianta.
Ora, in fase di raccolta, le
uve si dimostrano belle, sane, con grappoli praticamente perfetti. La quantità
raccolta è leggermente inferiore alla media ma la qualità decisamente superiore.
“Una situazione che ci rende ottimisti per il prodotto finale – spiega
Alberto Serena, vice presidente Montelvini – e che una volta ancora dimostra come la natura
si autoregoli. Venivamo infatti da due vendemmie molto abbondanti, che avevano
in qualche modo messo sotto stress i vigneti; questo calo è perciò una fase di
respiro per la pianta che, se da un lato ha dato meno uva, dall’altro ha potuto
concentrare lo sforzo produttivo nei grappoli arrivati alla giusta maturazione”.
Anche l’annata 2017 ha quindi
tutti presupposti per raggiungere un alto livello del prodotto finale, un
elemento imprescindibile nella produzione Montelvini che, soprattutto in
vendemmia, attua procedimenti finalizzati all’ottimizzazione di tutte le fasi
di raccolta, allo scopo di trasferire le uve dal vigneto alla sede di
vinificazione nel minor tempo possibile.
E i severi parametri seguiti da
Montelvini non riguardano solamente le uve prodotte nei vigneti di proprietà ma
si estendono anche ai viticoltori del territorio con i quali l’azienda ha collaborazioni ultradecennali, tramandate
spesso di generazione in generazione, grazie ad un rapporto di correttezza e
fiducia consolidate nel tempo. In questo modo è stato possibile per Montelvini
accompagnare tecnicamente i viticoltori della zona verso un graduale e costante
innalzamento qualitativo della produzione, anche attraverso consulenze tecniche
sulla conduzione dei vigneti ed assistenza sul campo.
Un impegno, quello portato avanti dall’azienda di Asolo, che ha contribuito a consolidare il crescente interesse per il Prosecco d’eccellenza italiana anche oltre i confini nazionali. Un successo che riconosce il giusto valore ad un prodotto che nasce dal rigoroso rispetto del disciplinare più severo in assoluto, tra quelli del Prosecco, e premia lo strettissimo legame di Montelvini con il proprio territorio.
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MONTELVINI: è una
delle realtà vitivinicole più dinamiche nel panorama italiano. Ha sede a
Venegazzù in provincia di Treviso, nel cuore delle aree DOCG Prosecco Superiore
Asolo e Rosso Montello e della DOC Montello e Colli Asolani: un territorio la cui
storia si intreccia da sempre con quella del vino. L’esperienza nella
coltivazione dei vitigni, in Montelvini, è passata di padre in figlio
attraverso cinque generazioni in oltre 130 anni, mantenendo l’obiettivo della
qualità, della lealtà e della correttezza, valori in cui ancora oggi si
riconosce la nuova generazione Montelvini, all’insegna di quella“voglia sana e
sincera”che, da sempre, rappresenta lo spirito del vino e di questa azienda che
contribuisce a scrivere il futuro di un territorio vocato a grandi eccellenze
enologiche.
Laureato in Lettere alla “Cattolica” di Milano, ho cominciato durante l’università a scrivere per il quotidiano della mia città, “L’Eco di Bergamo”, al quale – pur essendo oggi in età di pensione – continuo a collaborare sia sul cartaceo che sul sito web. Sono stato addetto stampa di enti pubblici, direttore di Teleorobica, direttore-editore del mensile “Bergamo a Tavola” (1986-1990) poi trasformato in “Lombardia a Tavola” (1990-2002) e poi venduto (oggi vive ancora trasformato in "Italia a Tavola"). Mi sono sempre occupato, oltre che della cronaca bianca della mia città, di enogastronomia e viaggi. Ho collaborato alla Rai-Gr1, vinto premi giornalistici in tutta Italia e scritto qualche libretto, tra cui “La cucina bergamasca – Dizionario enciclopedico” e una Guida dei ristoranti di Bergamo città e provincia. Mi piace l’Italia e tutto quello che di buono e bello sa offrire. Spero, con i miei scritti, di continuare a farla amare da tanti altri lettori. 338.7125981