Goloso e Curioso
Napoli, odori e sapori

Napoli, odori e sapori

Visitare Napoli è senza dubbio una delle esperienze che non possono mancare nel proprio bagaglio di vita. La classica frase, quasi proverbiale, Vedi Napoli e poi muori è sempre attuale, e ben si presta ad esaltare la bellezza di una città il cui centro storico è stato tra l’altro riconosciuto come un Patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Non posso che raccontare con estremo piacere una lunga passeggiata per i vicoli più intrisi della “napoletanità”, da piazza Dante al Duomo, passando per Piazza del Gesù e Via San Gregorio Armeno (la strada dei presepi), senza dimenticare Via San Sebastiano, con i suoi mille negozi di musica, né San Domenico Maggiore, dove ho potuto addirittura suonare l’organo settecentesco con le sue oltre millequattrocento canne. Il merito è del mio amico Davide, una guida informatissima su ogni aspetto della sua città natale e un piacevole accompagnatore, il cui primo interesse è stato quello di mettere a proprio agio un non-napoletano nel cuore più vivo della Napoli più autentica.

Purtroppo, il problema della spazzatura non è superato, neanche al centro, dove l’interesse per il turismo dovrebbe spingere cittadini e istituzioni a mostrare maggior cura per una città di tale pregio. Tuttavia, le carenze non possono affievolire l’interesse verso Napoli e la sua storia antica, fatta di chiese e cornetti portafortuna, ma anche – e soprattutto – di cucina, in particolare di pizza, pesce e fritti, con odori che si rincorrono per i vicoli annunciando l’ora di cena. Via dei Tribunali, poi, è il clou di queste sensazioni: le pizzerie e le friggitorie si susseguono, una dietro l’altra, con immense file di persone in attesa di entrare e sedersi. La gente occupa la strada stretta, le liste per ottenere un tavolo si allungano con il passare dei minuti.

E proprio in Via dei Tribunali ho avuto modo di provare due pizzerie, vicinissime fra loro, entrambe molto affollate ma, almeno secondo il mio palato profano, differenti nel soddisfare il cliente.

La prima è “I Decumani” (Via dei Tribunali, 58), dove sono rimasto piacevolmente colpito da molti fattori: la velocità del servizio, la qualità della pizza e i prezzi, neanche lontanamente comparabili con quelli di Roma, dove si pagherebbe il doppio per una cena decisamente meno gustosa. Neanche dieci euro a testa per mangiare un grande piatto di fritti e la classica pizza napoletana, alta, soffice, condita con gli ingredienti più genuini e saporiti. Come mi ha fatto notare il mio Cicerone, è degno di nota il fatto che abbiano utilizzato la mozzarella (nella mia pizza addirittura quella di bufala) e non la provola né il fior di latte, che costano meno e, naturalmente, non offrono la stessa sensazione della mozzarella, filante e freschissima. Ma anche i fritti sono assolutamente da ricordare: ottimo pane fritto, patatine, filetti di baccalà, polpette di riso e alghe. Un antipasto che già da solo fa pasto, ma senza togliere la voglia di assaggiare la specialità partenopea.

Purtroppo, la sera successiva non è stata all’altezza della prima. Abbiamo fatto tappa alla pizzeria “Di Matteo” (Via dei Tribunali, 94). In questo caso, forse anche a causa dell’ottima esperienza del giorno precedente, sono rimasto piuttosto deluso dalla lunga attesa fuori dal locale (con numerose persone che ci hanno scavalcato nella lista: amicizia con i camerieri o semplice errore ripetuto?), l’arredamento poco curato, la pizza buona ma non eccezionale. Ha pesato anche il posto che ci hanno assegnato: l’ultimo tavolo prima della cucina, quindi in un punto rumoroso e disturbato dal continuo passaggio dei camerieri, nonché da un sonoro concerto di piatti rotti. Media voto alzata dal conto onestamente economico, ma niente di più.

La sintesi di questo viaggio gastronomico in quel di Napoli? Ne vale decisamente la pena. Si tratta di un’esperienza irrinunciabile per chi ami la pizza e le “escursioni di gusto” (per provare, come minimo, anche i babà e le sfogliatelle). Napoli non è, come invece si sente spesso dire, solo spazzatura e motorini senza casco. Napoli è sapore. E allora non è giusto che siano i rifiuti a impedire a chiunque di assaporare.

Luca Porcella, da Napoli

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Luca Porcella
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Luca Porcella

Luca Porcella

Luca Porcella, nato a La Spezia nel 1989, vive in provincia di Roma da quando aveva un anno. Diplomato al Liceo Classico, si è laureato in International Relations e dal 2013 ha iniziato a lavorare come consulente per il settore pubblico per clienti italiani e internazionali. Da ottobre 2016 vive a Bruxelles, dove ora lavora per la Commissione e assaggia birre di ogni tipo. Appassionato di gastronomia, segue con interesse il mondo del food e ama girare in moto tra le sagre di paese. Disegna, suona, scrive, e si diverte a cucinare, per la felicità di amici e parenti che non esitano ad affidargli le “chiavi” dei fornelli.

La sua specialità è, senza dubbio, l’aglio olio e peperoncino di mezzanotte.

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