Khvanchkara, il vino da meditazione di Stalin

Lo chiamano il “Vino di Stalin�. E, in effetti, il Khvanchkara, un amabile vino rosso prodotto in Georgia, qualche parentela con Ioseb Besarionis Dze Jughašvili detto Stalin (Acciaio), leader maximo dell’Unione Sovietica dal 1924 al 1953, qualche parentela ce l’ha. Prima di tutto d’origine: Stalin era nato a Gori, in Georgia, dove il vino viene prodotto. Secondo perché il Khvanchkara era il vino da meditazione del dittatore: quando Stalin voleva rilassarsi dopo una sfibrante giornata passata tra i “compagni� al Cremlino, stappava una bottiglia di Khvanchkara. Altrochè Vodka. Secondo i biografi del “baffone comunista�, non c’era niente di meglio che lo mettesse di buon umore. Pare che abbia offerto il semidolce Khvanchkara (bouquet intenso, armonioso al naso e in bocca, con sentori di lampone) anche al presidente Usa Franklin Delano Roosevelt e al premier britannico Winston Churchill nello storico incontro di Yalta, sul Mar Nero, nel 1945.
Un vino georgiano di cui, paradossalmente, la Repubblica della Georgia non può usare il nome perché una società americana, la Dozortsev & Sons, che commercializza vini georgiani ne ha registrato il marchio qualche anno fa. Ecco perché, adesso che l’interesse intorno al Khvanchkara si sta risvegliando, l’ex repubblica sovietica è costretta a scendere a trattative con la ditta americana: il monopolio del marchio danneggia i produttori georgiani. Una trattativa che la Georgia manda giù a fatica: come tutti i Paesi transcaucasici, confinanti con l’Armenia, rivendica la primogenitura del vino vantando testimonianze archeologiche che risalgono ad oltre 8.000 anni fa.
Dopo aver perso nel 2006 il mercato russo, suo principale paese d'esportazione del vino, con cui, successivamente, entrò in guerra, assiste adesso ai primi segnali di ripresa con un incremento di export verso l'Ucraina, il Kazakistan e la Bielorussia.